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Trento, 18 febbraio 2005
IL LUNGO VIAGGIO DELLA PICCOLA-GRANDE ANNA
Lettera di Roberto Bombarda, pubblicata sul Trentino di venerdì 18 febbraio 2005.

Piccola Anna dal cuore grande. Annetta Stenico ha salito la via più difficile, ha raggiunto Marino, “Feo” e Claudio, i cari persi prematuramente con i quali non aveva mai smesso di dialogare.”Perché li sento vicini a me ogni giorno”, diceva con convinzione. Annetta ci lascia un grande vuoto, poiché grande era lo spazio che aveva creato nel cuore degli alpinisti in tanti anni di impegno disinteressato.

Lo possiamo riconoscere, senza l’ipocrisia che a volte caratterizza il ricordo di una persona scomparsa: Annetta era l’esempio più fulgido di un amore totale per la montagna. Un esempio unico, maestoso. La montagna è stata tutta la sua vita, nonostante le dure prove a cui l’ha sottoposta negli anni. E lei sapeva trasmettere questa passione a tutti, in particolare ai giovani. Io devo moltissimo del mio amore per la montagna a quanto Annetta ha saputo trasmettermi.

E come me decine di alpinisti. Ricordo con affetto il lavoro che svolgemmo insieme nel 1986 per ricordare il legame tra Marino e la chiesetta dei XII Apostoli, in Brenta; io poco più che ventenne, lei già nonna da anni, ma mai a farmi pesare la sua “grandezza”. Sempre modesta, sempre umile, sempre cortese. Un cuore immenso. E poi gli innumerevoli incontri tra le carte e gli scaffali della SAT – per la crescita culturale della quale Annetta ha fornito una collaborazione di valore incalcolabile – o nel piccolo appartamento di Via Veneto, tra un disegno di Compton, i chiodi di Marino e la pila di libri, carte, lettere da tutto il mondo. Annetta ha avuto il “privilegio” di vedere impresso nelle rocce il suo nome, un atto d’amore di Marino, il quale dedicò anche a Cristina una delle più belle vie del Trentino, sul Campanil Basso. Il nome nella roccia, un segno di eternità.

Guardando la Paganella l’occhio si posa spesso sul piccolo torrione a lei dedicato. E osservando la cima dell’Ideale, in Brenta, il pensiero corre sempre a lei e Marino, che firmarono un’impresa al tempo stesso alpinistica ed umana. Ogni anno, prima che io salissi “ai Dodici” mi ricordava di dare un’occhiata alla lapide di Marino, che l’altare fosse in ordine, di raccomandare ai Salvaterra la cura della chiesa... incorreggibile Annetta, sempre puntuale, sempre precisa. Anche se negli ultimi anni era scomparsa dalle scene e dagli appuntamenti alpinistici, Annetta restava sempre in cima ai nostri pensieri. Ed oggi è doveroso che la Sat, che è stata per certi versi la sua famiglia, la ricordi nel modo più autorevole, dedicando a lei e Marino qualcosa di importante. Non dimenticheremo mai Annetta, semplicemente perché è impossibile dimenticare tutto quello che ha fatto e che ha dato. Con un cuore grande, come gli ampi spazi delle cime che ha così tanto amato e frequentato. E che ora tornerà a percorrere, ricomponendo in cielo la cordata con il suo Marino.

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